CARDIA (ACADI): ‘2018 ANNO DELL’ESPULSIONE DEL GIOCO PUBBLICO’ (Gioconews.it 22 dicembre 2018)

Geronimo Cardia, presidente di Acadi, traccia il bilancio del 2018 per il gioco pubblico e gli auspici per l’anno che sta per cominciare. Qui di seguito un’intervista rilasciata per Gioco News.

 

Con il 2018 in via di conclusione arriva l’ora dei bilanci anche per il settore del gioco pubblico e i suoi rappresentanti. Cominciamo la nostra carrellata – protagonista anche di uno speciale pubblicato sulla rivista cartacea Gioco News di dicembre – con il legale esperto di gaming Geronimo Cardia, presidente di Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici, i cui associati contribuiscono annualmente col 70 percento del gettito erariale.

Che anno è stato per il settore (alla luce di decreto Dignità e Manovra, fra divieto di pubblicità e ripetuti aumenti del Preu su slot e Vlt)?

“Il 2018 è stato un altro anno complesso e difficile per il comparto, con alcuni segnali interessanti che potranno determinare i loro effetti solo nei prossimi mesi.
I continui e ripetuti aumenti del Preu rappresentano certamente un aspetto centrale, che mina l’equilibrio concessorio e la tenuta del sistema del gioco pubblico, peraltro a differenza di quanto richiesto dalla regolamentazione stessa che, con il monitoraggio degli indici di bilancio degli operatori, dimostra di avere a cuore equilibrio e tenuta.
Altro tema centrale è quello degli errori tecnici che viziano le misure regionali e comunali che denunziamo dal 2011 e che abbiamo raccolto ad aprile 2016 ne ‘La Questione Territoriale – Il proibizionismo inflitto al gioco legale dalla normativa locale’ (edito da Gn Media, Ndr).
Ormai i periodi bonus per le realtà esistenti vengono a scadere e dopo anni di blocco di aperture di nuove realtà il tema si pone prepotentemente: si vuole veramente espellere l’offerta pubblica di gioco?
In effetti il 2018 è l’anno dell’espulsione effettiva del gioco pubblico della verticale delle Awp da tutti i bar e tabacchi in Piemonte, e da tutti i tabaccai della Provincia di Bolzano, stessa sorte toccherà nel 2019 alle sale del Piemonte, alle realtà dell’Emilia Romagna e della Puglia.
D’altro canto, è anche l’anno in cui si sono svolti i principali contenziosi di riferimento, è l’anno in cui sono stati raccolti studi scientifici importanti che confermano la dannosità di distanziometri espulsivi e di interruzioni orarie non accompagnate da adeguata messaggistica, è l’anno in cui alcune realtà politiche regionali hanno dimostrato attenzione alle critiche sollevate provvedendo a deliberare proroghe finalizzate alla realizzazione di accertamenti tecnici volti a fare chiarezza sugli errori denunziati ed è l’anno che va ricordato anche e soprattutto come l’anno delle mobilitazioni di piazza e delle manifestazioni di lavoratori ed imprese del comparto.
Il 2018 è poi l’anno in cui si cominciano a registrare concrete perdite di gettito erariale, ma non per minori giocate, piuttosto per riversamento della domanda di gioco nell’offerta illegale dilagante nei territori vietati al gioco pubblico.
Il decreto Dignità si aggiunge al quadro con l’individuazione di una nuova misura di proibizione totale, con rinuncia ad una regolamentazione sana ed utile per la crescita culturale della domanda e la formulazione di tutti gli avvertimenti del caso per una maturazione di questa.
Il decreto poi annuncia un riordino del settore ma, mettendo da parte le valutazioni sul numero delle volte che in passato è stata annunciata e non attuata un riordino, il punto importante è che con esso si ponga la parola fine agli errori tecnici delle norme locali, come anche imposto dalla inattuata Conferenza Stato Regioni, si individuino le giuste (nel senso concretamente e realmente efficaci e senza dubbio sostenibili) misure per il contrasto alla dipendenza da gioco d’azzardo, mettendo in sicurezza il comparto del gioco pubblico – con le sue imprese ed i suoi occupati – per l’alto mandato ricevuto di attuazione delle politiche economico-sanitarie del Paese relative al settore, arginando l’illegalità e mantenendo gli impegni di gettito erariale triennali pure ribaditi nello stesso decreto Dignità.
Un lavoro di tale portata non può prescindere dal contributo esperienziale del comparto legale che si è distinto in anni e anni di attività al servizio dello Stato. A questo proposito ritengo che sia necessario e proficuo un tavolo di confronto per l’interlocuzione con le associazioni rappresentative del comparto del gioco, come è Acadi”.

 

Acadi cosa si aspetta o almeno cosa auspica per il 2019?

“L’auspicio è che vi sia un’interlocuzione qualificata, leale e su basi autentiche e trasparenti con amministrazione e decisore e che vi sia una presa di coscienza su alcuni punti fondamentali imprescindibili per la tutela effettiva dell’utente, la stabilità del sistema, delle imprese e dei lavoratori, per il contrasto all’illegalità e per il mantenimento del gettito da emersione. Per questi obiettivi l’auspicio è che si diffonda trasversalmente una presa di coscienza riguardo: la centralità e l’importanza del sistema concessorio, del comparto del gioco pubblico delle sue imprese e dei suoi lavoratori; lo squilibrio determinato dai disordinati e continui aumenti di tassazione e delle conseguenze che questo sul piano occupazionale, degli investimenti e reputazionale del Paese; l’errore tecnico e l’inefficacia delle misure imposte dalla normativa locale rispetto all’obiettivo di contrastare il disturbo da gioco d’azzardo, alla luce di studi scientifici e tecnici, lontani da schemi demagogici; la necessità di individuare misure diverse che tutelino gli utenti aumentando la distanza dei prodotti di gioco da eventuali pericoli e che aumentino la consapevolezza degli utenti che giocare significa trascorrere del tempo e non accedere ad un possibile improvviso cambio di vita; la necessità di presidiare il territorio con una si limitata ma presente e articolata offerta legale non marginalizzata per contrastare l’illegalità sempre pronta a sostituirsi o a sovrapporsi.
Ecco, il tema dell’illegalità è un tema molto importante, che spesso non viene tenuto in debita considerazione.
Il resto, non lo escludo, lo faranno i tribunali e le autorità preposte al presidio dei rispettivi interessi, dalla Corte dei conti all’Ufficio parlamentare di Bilancio e perché no alla Commissione europea e alla Corte di giustizia. Dico questo perché da molti lati avverto che la misura comincia ad essere colma e lo dimostrano le richiamate manifestazioni che cominciano a svolgersi.
Gli errori tecnici stanno colpendo direttamente ed ingiustamente le imprese, i lavoratori e le famiglie dei lavoratori.
Infine, per la rilevanza dei temi il comparto non può che essere unito. Più che un auspicio credo sia un punto di responsabilità quello di ritrovare momenti di coesione tra associazioni e operatori del comparto per esprimere sinergicamente i punti essenziali, urgenti e di interesse totalmente comune, tra gli associati, e collettivo per i riflessi di carattere generale che sappiamo esistere”.

 

Secondo lei, il mondo del gioco, anche in vista delle possibili ricadute economiche-occupazionali di leggi nazionali e locali, dovrebbe iniziare a ripensare se stesso e a sganciarsi dal modello attuato finora? Se sì, come?

“Il sistema concessorio italiano è preso ad esempio in tutto il mondo.
Credo che la questione attenga invece alle regole di riferimento ed alla stratificazione delle fonti centrali e locali.
Le regole devono garantire stabilità e certezza per la tutela dell’utente, della sua salute e del suo risparmio, per il contrasto all’illegalità, per l’assicurazione del giusto gettito erariale che ricordiamo essere da emersione, non indotto, per la tutela degli investimenti e dei lavoratori.
Non credo sia più tollerabile il mancato coordinamento tra le norme del legislatore nazionaleche regolamenta il gioco pubblico, da un lato, e le norme degli enti locali che, sia pure mosse da giuste intenzioni, per errori tecnici di fatto lo eliminano, dall’altro.
Stesso discorso vale per i già denunziati, continui e disordinati aumenti di tassazione.
Servono misure giuste per una corretta regolamentazione del settore, servono regole che diano una adeguata stabilità al comparto finalizzata ad assicurare un’adeguata tutela dell’utente consumatore”.

 

Il 2018 è stato un anno caldo anche sul fronte delle leggi regionali – con le proroghe delle norme vigenti adottate o ipotizzate da diverse amministrazioni (dall’Abruzzo alla Puglia) – e diversi attacchi al sistema del distanziometro (anche grazie alle perizie tecniche al Consiglio di Stato sul ‘caso Bolzano’ o con gli ultimi dati forniti dall’Istituto superiore di Sanità, per cui i malati di Gap preferiscono giocare lontano da casa e lavoro). Cosa pensa di questo (parziale) dietrofront? Crede si possa aprire la strada per un diverso tipo di regolamentazione locale, anche in vista del riordino promesso dal Governo, e cosa auspica in tal senso?

“Penso che errare sia umano e come tutti so cosa significa perseverare. Per cui ben vengano responsabili misure di rimeditazione della misura.
Il comparto lo chiede a gran voce: c’è un errore tecnico conclamato che rende la misura proposta contro lo scopo, ebbene si rimuova l’errore e si propongano misure corrette.
Ben vengano proroghe ma che siano tecniche cioè necessarie per prendere il giusto tempo, per fare le giuste istruttorie, per rendersi conto dell’errore tecnico che determina l’effetto espulsivo e per comprendere quali siano le giuste misure. Per questo valutiamo positivamente le iniziative di Liguria, Provincia di Trento, Abruzzo e Puglia.
Diciamocelo chiaramente, gli operatori non hanno mancato di inviare alle Regioni ed anche a singoli consiglieri istanze in autotutela circostanziate con evidenza dell’errore tecnico dei distanziometri. Il tema può considerarsi arcinoto.
Nessuno più in Italia può dire di non sapere che i distanziometri sono alla fine sostanzialmente espulsivi per errori tecnici più o meno consapevoli di chi li propone.
Il punto è che si è sollevata una bolla mediatica ormai da anni secondo cui vive l’equazione che il distanziometro e la limitazione di orari tutelano l’utente dalla dipendenza di gioco d’azzardo.
E che, dunque, eliminare il distanziometro o la limitazione oraria significherebbe pregiudicare l’utente. Significherebbe perdere consenso e perdere voti.
La realtà è però ben diversa e per farsi un’idea basterebbe chiedersi cosa penseremmo di un decisore che proponesse, per ragioni di salute, di eliminare la rete dei tabaccai.
O che per ridurre il consumo delle sigarette proponesse di ridurre l’orario di vendita delle sigarette. Credo che nessuno di noi – fumatore o non fumatore – avrebbe una gran bell’idea di quel decisore.
L’auspicio vero è che tutti noi facciamo lo sforzo di aprire gli occhi, che capiamo che distanze e orari sono misure errate della vecchia politica locale, che sono necessarie vere misure di tutela, che in sostanza ci sia veramente un cambiamento”.

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