LA QUESTIONE TERRITORIALE ANCORA AL CENTRO, SE PREVALE IL ‘COMUNE SENTIRE’ (Gioconews 15 marzo 2019)

Per il comparto del gioco pubblico la ‘Questione territoriale’ continua ad essere il principale problema: peggio ancora dopo la pronuncia del CdS su Bolzano.

Tra aumenti della tassazione, gare rinviate e riduzione delle possibilità del mercato, alla base di tutti i problemi del gioco pubblico, continua ad esserci la “Questione territoriale”. Ovvero, il conflitto tra lo Stato e gli enti locali nella gestione e legislazione del gioco pubblico, che affligge il settore ormai dal 2011, divenendo anno dopo anno sempre più opprimente.

Fino ad arrivare al punto in cui, al giorno d’oggi, ormai ogni regione italiana ha una “sua” legge sui giochi: naturalmente limitativa e tecnicamente orientata al proibizionismo. Con alcune regioni o province che più di altre hanno imposto limiti particolarmente serrati, al limite della totale espulsione. Rendendo impossibile agli operatori locali lavorare in quei territori.

Al di là delle (tante) altre problematiche che affliggono il comparto, dunque, la Questione territoriale rappresenta ancora oggi il nodo centrale, come è emerso chiaramente anche alla fiera Enada di Rimini, in occasione del convegno di GiocoNews.it del 14 marzo dedicato proprio al riordino del comparto e al territorio.
Che si parli di slot, di scommesse o di bingo, poco importa: il destino di ogni segmento del gioco pubblico ruota ormai attorno al territorio.
Purtroppo però, la soluzione non sembra neppure essere a portata di mano. Non più almeno, dopo la pronuncia dei giorni scorsi del Consiglio di Stato relativa alla legge della provincia di Bolzano, dalla quale tutto era partito, ormai otto anni fa.
Eppure quella pronuncia fa discutere.
Come spiegato nei dettagli dal legale Geronimo Cardia, che ha seguito in prima persona lo sviluppo del contenzioso con i territori, in un contributo inviato a supporto del convegno di Enada, nel quale evidenzia come, “nonostante l’ampia produzione scientifica che ha certificato l’inefficacia dei distanziometri e delle limitazioni di orari rispetto alle finalità di contrasto alla ludopatia asseritamente perseguite dalle normative territoriali, i Tribunali decidono di discostarsi da tali evidenze basandosi su un ‘comune sentire’ che tuttavia va affrontato e superato, perché errato”.
Secondo Cardia il Consiglio di Stato sul “caso Bolzano” ha ritenuto, “benché estremamente ristretto, sufficiente lo spazio residuo ed ha ritenuto non sussistente ‘l’effetto espulsivo’definendo questo come divieto del 100 percento. In realtà i ricorrenti hanno sempre parlato di divieto sostanzialmente totale cioè del 99 percento ed in altri casi del 96 percento. Inoltre, il giudice non ha tenuto conto delle reali percentuali di interdizione risultanti dalle valutazioni del consulente tecnico che, per prudenza, si è appiattito su quelle della Provincia di Bolzano e che sono indicate in una specifica tabella (pubblicata integralmente nel prossimo numero della rivista Gioco News, in uno speciale dedicato alla vicenda, Ndr) in cui vengono esposte, in una colonna, le percentuali di interdizione calcolate dai ricorrenti – in ben 48 comuni – e, in una colonna a fianco, le percentuali di interdizione risultanti dalle valutazioni del Ctu che riprende integralmente quelle della Provincia”. Evidenziando come anziché essere di circa il 99 percento, le percentuali sono di circa il 95 percento. “Può dunque parlarsi di effetto espulsivo oppure no?”, chiede il legale.
Ma non è tutto. Sì, perché oltre alle restrizioni sulle installazioni degli apparecchi e sull’apertura o mantenimento delle sale da gioco, a complicare la situazione sul territorio è anche la disciplina degli orari di apertura esercitata dai Comuni, che rappresenta un altro enorme problema per gli operatori. E a distanza di poche ore dalla pronuncia del Consiglio di Stato, è arrivato un altro verdetto, questa volta del Tar Milano, relativo agli orari di esercizio, che rende ancora più scuro lo scenario. Per una vera e propria “settimana horribilis” del gioco pubblico.
Anche qui, tuttavia, non mancano le perplessità. In particolare, per quanto riguarda la sentenza del Tar Milano sugli orari, scrive ancora il legale Cardia, “il giudice, pur dimostrando di cogliere la rilevanza degli studi scientifici prodotti (indicando espressamente gli studi citati nell’articolo “Quando la pausa forzata è mal controllata” di Geronimo Cardia pubblicato sulla rivista Gioco News di febbraio 2018, Ndr), decide di addivenire al rigetto con una motivazione legata al ‘comune sentire’ sostenendo che sospendendo l’erogazione del gioco legale si ottenga l’effetto di ridurre le patologie legate al gioco”.
Per un altro potenziale “assurdo” normativo: ma a quanto pare, non secondo i giudici. Almeno per ora.


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