Consiglio di Stato, Vicenza: sale da gioco, 2 mesi per decidere su distanze da luoghi sensibili (Agipro Aprile 2014)

Consiglio di Stato, Vicenza: sale da gioco, 2 mesi per decidere su distanze da luoghi sensibili (Agipro Aprile 2014)

ROMA – Riportare in vigore il regolamento comunale che impone per l’apertura di sale da gioco una distanza minima di 500 metri da chiese, scuole e altri luoghi ritenuti sensibili, ritenuto illegittimo dal Tar Veneto: é quanto chiede il Comune di Vicenza nell’appello presentato in Consiglio di Stato. Entro un paio di mesi i giudici di Palazzo Spada potrebbero emettere la sentenza. Ad aprile dello scorso anno il tribunale regionale del Veneto, con una sentenza, aveva ritenuto il regolamento fuori dalle competenze comunali e ribadito che per la ricollocazione delle sale da gioco servisse una pianificazione nazionale. Oggi, durante l’udienza pubblica in quarta sezione, l’avvocato Loretta Checchinato, legale per il Comune, ha ribadito l’obiettivo di poter regolamentare a livello locale limitando le sale gioco, ma non eliminandole del tutto: il provvedimento censurato dal Tar Veneto, ha spiegato in udienza, ha solo attuato le leggi regionali urbanistiche e sul commercio, puntando inoltre alla tutela del centro storico approvata con piano regolatore.
Il collegio difensivo delle aziende di gioco ha invece ricordato come altri appelli simili siano ancora bloccati, in attesa dell’udienza in Corte Costituzionale, su una situazione analoga – il contrasto tra leggi nazionali sul gioco e regolamenti locali – sollevata dal Tar Piemonte. Inoltre, ha sottolineato l’avvocato Geronimo Cardia, componente del collegio difensivo, il regolamento é stato adottato in assenza di ogni tipo di consultazione con gli operatori e l’obiettivo di limitare ma non proibire le sale non sarebbe realizzabile: secondo una perizia depositata dalla difesa, con i limiti imposti dai luoghi sensibili circa il 97% del territorio comunale, e non solo il centro storico, diventerebbe off limits per le sale da gioco. “Come ribadito piú volte anche dall’Amministrazione dei Monopoli – ha detto ancora Cardia – quando si proibisce il gioco legale e controllato dallo Stato si lascia il terreno alle offerte illegali”. PG/Agipro

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