Piemonte: norma regionale in Tribunale, verdetto il 17 gennaio (gioconews dicembre 2017)

Si è svolta questa mattina, davanti al Tribunale civile di Torino, l’udienza relativa alla Legge regionale “anti-gioco”: il 17 gennaio il momento della verità.

Torino – Bisognerà attendere il prossimo 17 gennaio per conoscere gli sviluppi della cosiddetta Questione territoriale relativamente al “caso Piemonte”. Il Tribunale civile di Torino ha discusso questa mattina il ricorso presentato da alcuni operatori del settore del territorio, con il supporto dell’associazione As.Tro, difesi dal legale Geronimo Cardia. Secondo quanto apprende GiocoNews.it, durante l’udienza, il Giudice ha subito valutato l’esistenza di sviluppi “politici” e normativi di carattere nazionale rispetto alla materia gioco, analogamente a quanto già avvenuto per la Regione Liguria, ma le controparti hanno ribadito la volontà delle amministrazioni di mantenere in essere la legge Piemonte nella sua attuale formulazione.

GLI EFFETTI DELLA LEGGE – Nella discussione, durante la quale il giudice ha chiesto anche se erano stati emessi provvedimenti sanzionatori nei confronti degli operatori (prontamente esibiti dai legali), è stata vagliata l’ipotesi di riunire la trattazione del ricorso a un altro analogo già esistente, già fissato per il 17 gennaio. Con il giudice che ha invitato le parti a produrre memorie e documenti entro il termine del 10 gennaio 2018.

LA STRATEGIA – La strategia di As.Tro e degli operatori ricorrenti è quella di ottenere uno stop alla legge regionale nell’attesa che la Corte Costituzionale possa esprimersi nel merito del ricorso. Questo perché, secondo gli operatori, il provvedimento della Regione violerebbe due principi: quello della libertà di impresa e quello del cosiddetto principio di affidamento, che garantisce la possibilità di un privato a prendere una decisione confidando nella buona fede di una pubblica amministrazione. Due aspetti, garantiti dalla Costituzione e violati dalla norma locale, secondo l’accusa. In virtù del distanziometro che – come più volte ribadito – provoca la pressoché totale espulsione dell’offerta dal territorio, invece di limitarla. Tesi dimostrata dai difensori in Tribunale, con tanto di perizie eseguite sul territorio.


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