Dichiarazioni di Geronimo Cardia su Leggo del 18 febbraio 2021 “Gioco legale, imprenditori in piazza a Roma e Milano: «Fateci riaprire, almeno in zona gialla»”

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Gioco legale, imprenditori in piazza a Roma e Milano: «Fateci riaprire, almeno in zona gialla»

Domenico Zurlo, Leggo del 18 febbraio 2021

È prevista per oggi una manifestazione dei proprietari di sale scommesse, sale giochi e sale bingo, per protestare contro le mancate riaperture dopo quasi quattro mesi di chiusura. Dallo scorso 26 ottobre infatti, per via dei vari dpcm per arginare i contagi da coronavirus, gli esercizi legati al gioco legale hanno chiuso i battenti: e gli esercenti sono scesi in piazza per sensibilizzare il governo e chiedere l’immediata riapertura.

«Sostenere il settore del gioco pubblico, per fermare immediatamente la drammatica emorragia di posti di lavoro, arginando la proliferazione di attività illegali e bische clandestine. In particolare bisogna riaprire subito almeno le realtà che si trovano nella cosiddetta ‘zona gialla’. E’ possibile sulla base di protocolli sanitari efficaci, come già avviene per tutti gli altri esercizi commerciali», le parole del Presidente di Acadi (Associazione Concessionari di Giochi Pubblici) Geronimo Cardia. La manifestazione si terrà a Roma in Piazza del Popolo e a Milano in Piazza del Duomo.

Sale chiuse per Covid, migliaia di posti di lavoro a rischio

Sono passati quasi quattro mesi da quando – lo scorso ottobre – il governo Conte decretò la sospensione delle attività per le sale scommesse, le sale bingo e le sale giochi. Una doppia chiusura (considerando anche quella durante il primo lockdown) che ha letteralmente messo in ginocchio il settore del gioco legale in Italia, che contava 150mila lavoratori nel 2019 e che rischia di vederne sparire quasi due terzi quest’anno.
Nella giornata di oggi a Roma e Milano è prevista una manifestazione promossa proprio dai lavoratori del settore, per sensibilizzare il nuovo governo Draghi: se da un lato a rischiare il posto sono decine di migliaia di persone (almeno 45mila, secondo le prime stime), con il gettito per l’Erario che crolla di diversi miliardi, dall’altro prolifera invece il gioco illegale, con un giro d’affari da 18 miliardi nel 2020 e che aumenterà ancora quest’anno, se non si interverrà a mettere un freno.

Le mani delle mafie sul gioco
Diverse in questi mesi sono state le inchieste delle forze dell’ordine che hanno tentato in tutti i modi di stoppare le attività clandestine: un vero e proprio boom dell’illegale, su cui le mafie hanno subito messo le mani, ingolosite dalla voglia di gioco – lecito o clandestino che sia – di migliaia di italiani. Basti pensare che nel 2019 lo Stato ha incassato 10,7 miliardi di euro dal settore slot e videolotterie, cifra che nel 2020 è crollata a 6,5 miliardi, e nel 2021 potrebbe andare ancora peggio: al contrario il gioco illegale, secondo stime della società di consulenza Mag, è salito dai 12 miliardi del 2019 ai 18 miliardi nel 2020, e quest’anno potrebbe salire ancora a 22 miliardi.
«Molte attività legate al settore delle sale gioco sono chiuse per decreto da mesi e nulla si sa sui tempi delle eventuali riaperture. Migliaia di lavoratrici e lavoratori non hanno nessuna visibilità sulle prospettive aziendali e il settore non può essere tenuto chiuso all’infinito», le parole di Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Lottomatica per la Fiom-Cgil. E ad avvantaggiarsi della situazione non è solo il gioco illegale, ma anche gli operatori stranieri online «perché durante il lockdown si è continuato a giocare privilegiando i canali digitali internazionali, con tutto quello che ne consegue sulla legalità e la fiscalità. Un danno per il Paese, per i lavoratori e le aziende».
Le richieste dei gestori, qualcuno dei quali da diversi giorni manifesta davanti al Parlamento per sensibilizzare le autorità, sono semplici: consentire le riaperture di sale scommesse, sale giochi e sale bingo individuando dei protocolli di sicurezza, o anche rispolverando le misure già adottate per le riaperture dello scorso giugno, dalle santificazioni agli obblighi di distanziamento ai divieti di assembramenti. Misure già adottate peraltro da altri esercizi commerciali che hanno potuto riaprire i battenti o restare aperti in tutta sicurezza in questi mesi, almeno fino ad oggi.

L’imprenditrice: «Siamo alla fame, fateci riaprire»

Claudia F. È un’imprenditrice del settore giochi, proprietaria di due sale scommesse e videolottery a Roma. Da settimane è in piazza con le sue colleghe per chiedere la riapertura delle sue sale: una manifestazione rosa, promossa e portata avanti dalle donne proprietarie di sale scommesse e sale giochi, che dal 12 gennaio scorso ogni giorno sono a Montecitorio con un presidio fisso.
Claudia, da quanto tempo siete chiusi?
«Durante il primo lockdown dall’8 marzo al 30 giugno, ora siamo chiusi dal 26 ottobre: sono tanti, troppi mesi. Nel 2020 abbiamo lavorato praticamente sei mesi su dodici, abbiamo perso all’incirca l’80-85% del fatturato».
Lo Stato vi ha aiutato?
«Lo Stato ci ha dato l’elemosina: inizialmente dovevamo ricevere una cifra doppia rispetto a quella di luglio, ma in realtà hanno erogato la stessa somma il primo mese, e poi più niente. Bastavano a malapena per un mese di affitto: in più io ho cinque dipendenti, e le casse integrazioni per loro non arrivano».
Cosa chiedete al nuovo governo?
«La riapertura immediata. Siamo alla fame, sono troppi mesi che siamo chiusi e in più non c’è pericolo: già dopo l’apertura a luglio eravamo in regola con le misure di sicurezza. Il Cts non ha mai riscontrato focolai legati ai nostri locali e al nostro settore».
Avete provato a lavorare anche online?
«Le concessioni online hanno costi elevati. Ma chi non viene da noi a giocare, spesso passa ad altri canali, com’è normale che succeda: l’illegalità sta prendendo sempre più il sopravvento».

Perché secondo lei non vi hanno ancora ascoltato?
«È una discriminazione fondata su un pregiudizio, per colpa di un’ideologia politica. Siamo lavoratori legali, abbiamo una concessione statale: il Fisco guadagna tanti soldi con noi. Ma c’è un pregiudizio nei confronti del settore del gioco, e noi di questo siamo stanchi: psicologicamente fa male perché siamo persone oneste».

 



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